Percorriamo le strade del centro. L’abitacolo è diviso in due da un vetro. Posso parlare con il conducente solo attraverso un citofono ma non lo faccio. La vettura si immette sulla Via Flaminia, poi segue strade di campagna. Dopo circa un’ora da quando abbiamo lasciato Palazzo Massimo la vettura svolta a sinistra, entra in un viale attraverso un cancello già aperto. Il viale è lungo, costeggiato di piante alte, non so quali. In fondo si vede un edificio, due scale una loggia con colonne, fiaccole illuminano la scena. La vettura si ferma, il conducente scende, gira intorno alla macchina e apre lo sportello. Scendo, vengo investita da un leggero ma deciso vento freddo. “Entri pure nella hall signora, la stanno aspettando”. Salgo le scale ed entro in un atrio ben illuminato con colonne bianche e specchi. Si avvicina a me una signora che con cortesia formale mi saluta “E’ attesa da Mr Karam, mi segua”
“Nulla di interessante?”, “No, le solite cose”. M allunga un Margherita “Questo lo offre la casa”. Faccio un cenno con il bicchiere, mi sorride, il suo sguardo è devastante. “Tra un’ora finisco, ti va di venire da me a bere qualcosa?”, “Facciamo a casa mia, che ne dici?” “Va bene, le ragazze come te non vanno contraddette”. Si gira verso un atro cliente, continua il suo lavoro. Sono combattuta, non accetto questo genere di situazioni facilmente però sono molto attratta da quegli occhi, da quel sorriso, da quelle mani, da quella voce così penetrante.
“Nulla di interessante?”, “No, le solite cose”. M allunga un Margherita “Questo lo offre la casa”. Faccio un cenno con il bicchiere, mi sorride, il suo sguardo è devastante. “Tra un’ora finisco, ti va di venire da me a bere qualcosa?”, “Facciamo a casa mia, che ne dici?” “Va bene, le ragazze come te non vanno contraddette”. Si gira verso un atro cliente, continua il suo lavoro. Sono combattuta, non accetto questo genere di situazioni facilmente però sono molto attratta da quegli occhi, da quel sorriso, da quelle mani, da quella voce così penetrante.
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